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Martedì, 16 Aprile 2024
Coronavirus Orzinuovi

Maestra uccisa dal Coronavirus: "Aveva la polmonite quando è stata dimessa dall’ospedale"

Il dramma di una famiglia di Orzinuovi, abbandonata nella lotta al virus. "Tutti avevamo sintomi, ma non ci è mai stato fatto un tampone".

La perdita della madre, morta sola in un letto d'ospedale, la difficile decisione di curare il padre a casa, sfruttando la rete di conoscenze e amicizie nel mondo della medicina, e il terrore di contagiare i familiari. Roberta Festa, 40 anni di Orzinuovi, ha affrontato lo tsunami Coronavirus che ha investito la sua famiglia senza ricevere alcun aiuto istituzionale. Non ha nemmeno avuto la possibilità di avere un conforto da chi le vuole bene.

"Quando è morta mamma ho dato la notizia a mio fratello dal garage di casa: lui era in cortile ad ascoltare. Io piangevo, ma lui non poteva avvicinarsi per consolarmi: eravamo soli, e lontani, ad affrontare un dolore enorme. Il timore di nuocere (perché questo succede, temi di nuocere agli altri) era più forte del desiderio di conforto."

A Roberta, che si è presa cura 'a mani nude' dalla madre - Mariangela Abbiati, storica maestra di Orzinuovi - prima che un test ne accertasse la positività al Covid-19, non è mai stato fatto il tampone. Così come al padre, che ha manifestato tutti i sintomi del Coronavirus e ha avuto la polmonite, e al compagno della 40enne che per un periodo ha vissuto con lei e con i genitori. Sono stati messi in quarantena dall'Ats.

Un incubo cominciato alla fine di febbraio: da giorni la madre 73enne aveva la febbre alta e una brutta tosse. Roberta chiama più e più volte il numero verde regionale: "Mi hanno risposto di aprire le finestre e fare le spugnature per abbassare la febbre", ci racconta. Così è scattata la chiamata al 112 e poi la corsa all'ospedale di Chiari.

Dimessa nonostante avesse la polmonite

"La mamma è stata dimessa lo stesso giorno, il 3 marzo, dal pronto soccorso. Diagnosi: polmonite, ma il tampone non le era stato fatto perché i medici dicevano che non era Covid. Quando sono andata a prenderla non riuscivo a trovarla: aveva attraversato, da sola, tutto l'ospedale e mi aspettava all'ingresso principale. Era sudata e pallida come uno straccio e l'ho trovata che stava parlando con un'altra persona. Credo che questo sia già un forte segnale della gestione fallimentare di una situazione d'emergenza: era già chiaro che fosse una pandemia, ma infermieri e i medici erano allo sbaraglio totale e non per colpa loro."

Passano i giorni ma le condizioni della 73enne non migliorano: "Ho curato la mamma a mani nude, fidandomi dei medici, più esperti di me. Dopo due giorni ho trovato mio papà svenuto in bagno: era in una pozza di sangue e rantolava. Ho pensato che stesse morendo: mentre gli tenevo la testa e cercavo di tenerlo sveglio, ho chiamato di nuovo il 112. L'ambulanza è uscita, ma siccome non si era rotto niente ho preferito non mandarlo in ospedale, per non rischiare di fargli prendere il Coronavirus. La mamma è peggiorata al punto che aveva continui deliri febbrili, non era lucida e la saturazione, che misuravo costantemente perché seguendo i consigli di alcuni amici medici avevo acquistato un saturimetro, non era buona. Ho dovuto chiamare di nuovo il 112 e finalmente l’hanno ricoverata e le hanno fatto il tampone. I risultati sono arrivati dopo giorni: era ovviamente positiva".

Il contagio si diffonde in famiglia, ma a nessuno viene fatto il tampone

Nemmeno il padre di Roberta migliora, mentre lei e il compagno Marco, che si era traferito a casa dei genitori della 40enne proprio per aiutarla, cominciano a manifestare più di un sintomo del Covid- 19. 

"In totale autonomia ho portato mio papà a fare una radiografia ai polmoni all'ospedale di Orzinuovi: aveva la polmonite. Decido di curarlo a casa, dato che respirava abbastanza bene, dopo aver consultato alcuni medici e virologi di mia conoscenza. Mi sono presa l’enorme responsabilità di non mandarlo in ospedale, con le ovvie conseguenze che qualora fosse peggiorato avrei avuto sulla coscienza questa decisione per il resto della mia vita. Io, il mio compagno e mio padre abbiamo perso totalmente il gusto e l’olfatto. Nel frattempo scadono i 14 giorni di quarantena: ho chiamato io l’Ats per spiegare che forse non era il caso di terminare l'isolamento perché stavo vivendo con il papà. Me l'hanno prolungata, per altri 14 giorni, ma solo perché gliel’ho chiesto io, al telefono".

Mariangela muore 'sola e spaventata'

Dopo 20 giorni trascorsi sotto il casco di ventilazione le condizioni di Mariangela precipitano."Ha cominciato a chiamarci a tutte le ore del giorno e della notte: si toglieva il casco per parlare con noi. Era confusa, agitata: i medici ci hanno detto che ormai c'era ben poco da fare. Se ne è andata sola e spaventata in un ospedale dove il secondo antivirale è arrivato dopo un’altra settimana, perché mancava. Non ho potuto vegliare sulla sua bara e nemmeno partecipare alla sepoltura: ero in isolamento e nonostante le tantissime richieste non mi è mai stato fatto il tampone."

La rabbia di Roberta

Non trova le parole per ricordare sua madre e ancora non può tornare alla normalità, in lungo post su Facebook, come a noi di Bresciatoday.it, ha raccontato quello che ha vissuto perchè: "Sia noto ai più come noi famiglie siamo state abbandonate. ll sistema di gestione dell'emergenza è collassato perchè non era preparato: mi chiedo come sia è possibile che una regione come la Lombardia non fosse pronta a far fronte all'epidemia."
 

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