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Lancet: "Se l'Italia avesse chiuso prima, avrebbe evitato migliaia di morti"

Lo ha detto Richard Horton, il direttore della prestigiosa rivista Lancet, che avverte: "Il virus è ancora tra noi, anche se facciamo finta di ignorarlo, perché i governi e le persone si sentono più rilassati. E' un errore madornale"

Ce lo siamo chiesti praticamente tutti in questi mesi, una chiusura anticipata avrebbe limitato la furia del Coronavirus? In molti credono che la risposta sia affermativa e pure il direttore della più prestigiosa rivista scientifica al mondo (The Lancet) è dello stesso parere. Rispondendo a una domanda che chiedeva quante vite si sarebbero potute salvare in più, se l'Italia non avesse esitato almeno una settimana lo scorso febbraio prima di far partire il lockdown, Richard Horton ha risposto: "Diverse migliaia e anche di più. Questo è un virus con contagi esponenziali. Un 'lockdown' anticipato di una o due settimane può significare fino al 50 per cento di vittime in meno". E l'esempio viene dalla Nuova Zelanda: secondo Horton la premier Jacinda Ardern è stata "incredibilmente coraggiosa a ordinare il lockdown quando c'erano pochissimi casi".

Poi le previsioni sul futuro, e il monito. Vietato abbassare la guardia e credere che il Covid-19 sia sparito. "Dobbiamo capire che questo virus non andrà via e che non torneremo alla normalità fino a quando non ci sarà un vaccino, per cui ci vorrà come minimo un anno" , ha spiegato ancora Horton. Poi la stoccata ai  politici che non lo spiegano con chiarezza:  "così si creano le condizioni per una seconda ondata, perché le persone conseguentemente si comportano in maniera scellerata". E comunque anche il vaccino non sarà un "proiettile magico" che consentirà di far sparire la malattia, anche perché i tempi per capire se sia o meno sicuro sono lunghi. Per quanto riguarda i nuovi focolai in Cina, Horton ritiene che "in assenza di un vaccino e se non si rispettano le misure di sicurezza anti-Covid-19 è inevitabile che avremo nuovi e continui focolai. Il virus è ancora tra noi, anche se facciamo finta di ignorarlo, perché i governi e le persone si sentono più rilassati. E' un errore madornale".

"Il coronavirus non è vinto: è ancora un nemico molto, molto insidioso". Lo ha ribadito il ministro della Salute, Roberto Speranza a Porta a Porta. "Basta guardare alla Cina - ha detto - che in queste ore è costretta a Pechino a richiudere le scuole, ricominciare con le zone rosse, con le misure restrittive". 

Nel corso della stessa trasmissione il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito, ha detto che "non c'è evidenza scientifica sul fatto che ci sarà una seconda ondata ma in alcuni Paesi vediamo che c'è una ripresa dei contagi. Il virus circola e continuerà a circolare durante l'estate - ha chiarito - quindi possiamo pensare che una seconda ondata ci possa essere, ma soprattutto possiamo pensare che ci possano essere piccoli focolai che dovranno essere individuati e circoscritti. Il sistema che abbiamo messo in piedi non deve andare in ferie".

Attenzione ai focolai 

"I rischi ci sono e si chiamano focolai", spiega ad Askanews Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università di Milano. "Quello che è successo in Germania o in Cina è quello che dobbiamo aspettarci anche noi, dei focolai, perché è ormai questo l`andamento epidemiologico del virus, diverso dal passato. Prima c`è stato un andamento epidemico, poi una coda dell'epidemia, dove il fanalino in Italia è la Lombardia. Ma - avverte - il virus è ancora presente nella comunità, il virus ancora circola in Italia, e quindi la possibilità di focolai c'è". Ora, evitare il peggio "sta alla responsabilità dei singoli, all'uso della App di tracciamento, all'uso delle procedure che abbiamo imparato di distanziamento sociale, ma anche alla capacità di indagini epidemiologiche sistematiche. La Cina lo sta facendo in modo roboante però anche noi ci stiamo attrezzando per fare il tracciamento dei casi e tenere sotto i controlli i focolai. Come è accaduto a Roma con al San Raffaele Pisana. E dovremmo immaginare che la cosa possa ripetersi. Quindi dovremo avere una vigile serenità per convivere con questo rischio, mantenendo alta l'attenzione". Ma "è vero che a settembre il rischio seconda ondata è maggiore, perché il virus si nasconde meglio dietro i malanni."

Fonte: Today.it

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