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Contagiati al lavoro, di chi è la responsabilità penale: l'Inail fa chiarezza

Benché il contagio da coronavirus possa venire riconosciuto come infortunio sul lavoro da parte dell'Inail, non solo non è automatico, ma è estremamente difficile la configurabilità della responsabilità civile e penale dei datori di lavoro

Giorni di disagio degli imprenditori dopo che - a causa di un combinato fra un decreto legge e una circolare Inail - si sono trovati ad essere responsabili penalmente qualora un loro dipendente, per qualsiasi causa, si ritrovasse contagiato dal nuovo coronavirus.

Colpa del testo dell'articolo 42 del decreto Cura-Italia e della circolare dell’Inail del 3 aprile che assume il contagio da coronavirus come infortunio sul lavoro. Eppure come ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli le imprese che rispettano il Protocollo di sicurezza e consentono ai dipendenti di lavorare in sicurezza non possono rispondere dei contagi. Ora è lo stesso Inail a chiarire in una nota come il riconoscimento come infortunio sul lavoro non discende automaticamente l'accertamento della responsabilità civile o penale in capo al datore di lavoro.

Coronavirus, la responsabilità civile e penale del datore di lavoro
Come spiega l'istituto nazionale per la sicurezza sul lavoro le responsabilità del datore di lavoro devono essere rigorosamente accertate, attraverso la prova del dolo o della colpa del datore di lavoro, con criteri totalmente diversi da quelli previsti per il riconoscimento del diritto alle prestazioni assicurative Inail.

Il riconoscimento dell'infortunio da parte dell'Inail non assume alcun rilievo per sostenere l'accusa in sede penale, considerata la vigenza in tale ambito del principio di presunzione di innocenza nonché dell'onere della prova a carico del pubblico ministero. Anche in sede civile è sempre necessario l'accertamento della colpa del datore di lavori per aver causato l'evento dannoso.

Al riguardo, come ammette la stessa Inail, si deve ritenere che la molteplicità delle modalità del contagio e la mutevolezza delle prescrizioni da adottare sui luoghi di lavoro, oggetto di continuo aggiornamento da parte delle autorità in relazione all'andamento epidemiologico, rendano peraltro estremamente difficile la configurabilità della responsabilità civile e penale dei datori di lavoro.

I contagi denunciati all’Inail tra la fine di febbraio e il 4 maggio sono 37.352 (soprattutto tra le donne 71,5%), 129 i casi mortali (soprattutto uomini, 82,2%). Ma il 73,2% delle denunce e quasi il 40% dei casi mortali di coronavirus riguardano il settore della sanità e assistenza sociale.Maggiormente colpiti sono infermieri e medici.

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