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Paura per l'ameba dei laghi che mangia il cervello umano: la situazione in Italia

Un uomo di 59 anni, Eddie Gray, è stato infettato dopo aver fatto il bagno in un lago nel North Carolina, Stati Uniti. Il dipartimento sanitario locale: "Parassita fatale se penetra dal naso". C'è rischio per l'Italia e per i laghi bresciani?

Nuovo caso di una persona uccisa dalla Naegleria foowleri, il parassita meglio conosciuto con l'appellativo di  'ameba mangia cervello', un organismo in grado di provocare infezioni molto gravi, spesso mortali. L'ultimo episodio è stato registrato negli Stati Uniti, nel North Carolina, dove un uomo di 59 anni, Eddie Gray è deceduto dopo aver fatto una nuotata in un lago infestato da questo terribile microrganismo. Solo pochi giorni prima, aveva fatto sensazione il caso simile di una donna di Seattle uccisa dall'ameba Balamuthia mandrillaris.

Secondo il dipartimento della Salute e dei Servizi umani dello Stato americano, il “contatto” con l'ameba risale allo scorso 12 luglio, giorno in cui Eddie ha fatto il bagno al Fantasy Lake Water Park, nella contea di Cumberland.

Lo stesso dipartimento sanitario - riporta il 'New York Times' - ha ricordato che il Naegleria fowleri "non causa malattie se ingerito, ma può essere fatale se penetra dal naso, come può accadere durante le immersioni, lo sci nautico o altre attività acquatiche". Un paio di casi sono stati anche collegati ai lavaggi nasali. 

I primi segni di infezione possono includere mal di testa, nausea e vomito. La malattia progredisce rapidamente, rendendo difficile la diagnosi e la maggior parte delle persone infette muore entro una o due settimane. L'ameba entra nel corpo attraverso il naso, può migrare nel cervello lungo il nervo olfattivo e da qui inizia a distruggere il tessuto cerebrale. Il nome tecnico dell'infezione è meningoencefalite amebica primaria.

La situazione in Italia

I decessi delle ultime settimane hanno provocato apprensione in tutto il mondo e anche in Italia, vistoche l'ameba prolifera soprattutto nei laghi. Nel nostro paese non ci sono mai stati casi accertati, mentre in Europa il primo risale al 1998 in Repubblica Ceca; un secondo è stato poi segnalato nel 2006 in Portogallo.

"Il patogeno è letale ma le infezioni sono molto rare. Per quanto riguarda l'Italia il pericolo non esiste, l'influenza miete molte più vittime - spiega su Repubblica.it Giovanni Maga, virologo dell'Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia - il balamuthia (quello del caso della donna morta a Settle, ndr) è un protozoo teoricamente presente in tutte le zone temperate ma non è stato riportato nessun caso in Italia. È stato scoperto solo 30 anni fa, non se ne sa ancora molto, ma sappiamo che attacca spesso le scimmie e raramente gli umani".

Il balamuthia vive in laghi, fiumi e stagni e - un modo per infettarsi - potrebbe essere che l'acqua dolce infetta entri a contatto con il nostro organismo ad esempio per ingestione: "Ma per sfociare in un'infezione - continua Giovanni Maga -, l'acqua che ingeriamo deve contenere un numero davvero alto di protozoi, spiega. Si sono adattati ad ambienti temperati e, nonostante il cambiamento climatico possa ampliare la loro zona di adattabilità, non è verosimile che possano diffondersi autonomamente".

Al momento, dunque, pare che per l'Italia non ci sia alcun pericolo. Un sospiro di sollievo anche per il Bresciano, che - dopo l'epidemia di polmonite - ne ha già avuto abbastanza di emergenze patogene e ambientali legate a corsi d'acqua dolce.

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